Sinossi
Mio padre voleva un maschio nasce dalla necessità dell’autrice di mettere nero su bianco un disagio, o meglio, più disagi. L’oscurità dei propri conflitti interiori e del proprio vissuto, la volontà di guardare il buio dei suoi mostri, il coraggio di osservare e analizzare fragilità, paure e dolori. Dal silenzioso conflitto tra un padre e una figlia prende vita un viaggio nell’anima, catartico e purificatore, narrato facendo fluire i pensieri in modo continuo e solo apparentemente disordinato. Nelle pagine c’è la vergogna per un abuso, l’impotenza che si prova quando si riesce a vedere ma non si è in grado reagire, la solitudine di una figlia unica e l’incapacità di ‘essere’ senza l’accettazione di un padre, i disordini emotivi provocati da un genitore che esiste ma non c’è.
“Questo libro è la zavorra che mi portavo dietro e che volevo lasciare a qualcuno. Scrivere queste pagine mi ha curata, mi ha permesso di posare per terra la mia zavorra, sapendo che qualcuno ne avrebbe avuto cura. Ma in realtà non è necessario che qualcuno fisicamente se ne curi. I fogli bianchi ne avranno cura. Io non ho più alcun bisogno di portarla con me. Ormai sarà, per sempre, nero su bianco. E io potrò essere finalmente leggera.”